fili inquieti 2016
Se un giorno la vita mi esaudisse
potrei sentirmi forse quel filo ormai quieto
libera di sfiorare l'impalpabile tessuto di cui si veste l'anima
di cui mi vesto io
M.P.
Esiste una regia nascosta nell’inquietudine dei pensieri che allo stesso tempo mi affascina e mi turba. E’ quando, tra le lapidi del cimitero Monumentale di Milano, l’occhio esperto della me restauratrice ha rilevato le alterazioni dannose dei marmi di cui sono fatte le statue delle tombe. La storia di questi manufatti, esaltati sopratutto dalla purissima bellezza classica dei volti, mi inducono la riflessione sul come, in effetti, sia effimero, fugace e imprevedibile l’esistente, sopratutto se, nel tempo, è trascurato. L’aspetto polveroso e cristallizzato del marmo, consumato dall’efflorescenza salina e dall’acqua piovana, che accumula gli ossidi del piombo in rigoli di lacrime nere, restituisce visivamente il come la solidità può essere anche fragilità. Due opposti dunque convivono nel marmo. Questi stati fisici descrivono anche due stati mentali, due sentimenti. Nella serie Fili Inquieti la forma della metafora mi aiuta a descriverli.
Sotto i volti delle statue, stampati su una carta da lucido trasparente e fotografati con la tecnica del mosso, espediente che mi è servito per accentuarne la fragilità del marmo nel tempo, ho inserito dei fili di canapa. Con questa “aggiunta” intendo rimediare alle ferite e alle consunzioni e, attraverso la metafora di quel filo resistente, attuare l’incentivo alla salvaguardia futura di tutte le opera d’arte.
Inkjet print cm 30 x cm 30 su carta da calco trasparente + fili di canapa naturale di lunghezza variabile. Serie di 5 ciascuna con cornice in rovere naturale. Sono presenti stampe di dimensioni diverse nell'ambito della medesima edizione di 3+2 prova d'artista/PDA (+ le copie espositive)